STORIELLA ZEN
Hogen, un insegnante cinese di Zen, viveva tutto solo in un piccolo tempio in campagna. Un giorno arrivarono quattro monaci girovaghi e gli chiesero se potevano accendere un fuoco nel suo cortile per scaldarsi.
Mentre stavano preparando la legna, Hogen li senti discutere sulla soggettività e sull'oggettività. Andò loro accanto e disse: "Ecco questa grossa pietra. Secondo voi, è dentro o fuori della vostra mente? ".Uno dei monaci rispose: "Dal punto di vista del Buddhismo, tutto è un'oggettivazione della mente, perciò direi che la pietra è nella mia mente "."Devi sentirti la testa molto pesante," osservò Hogen " se te ne vai in giro portandoti nella mente una pietra come questa".
COMMENTO:
Il discepolo conosceva evidentemente la logica paradossale dello Zen e, ricordando la definizione secondo cui "tutto ha la natura del Buddha", concluse che tutto è mente (cosi come avrebbero confermato in Occidente un Berkeley o un Hegel). Ma, per lo Zen, questa risposta è altrettanto falsa della prima: si tratta solo di due concetti contrapposti, che non possono mai cogliere - né separatamente né insieme - la realtà. In effetti, come fece notare un filosofo buddhista, Nagarjuna, le polarità sono quattro: 1) essere, 2) non essere, 3) essere e non essere, 4) né essere né non essere. Un buon koan, un buon esercizio di meditazione, potrebbe essere proprio questo: dopo aver pensato ed escluso queste quattro possibilità, cerchiamo di percepire la realtà solo per quello che è.
Dragonero
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